A quarant'anni dalla sua morte Torino ricorda il calciatore Gigi Meroni
per la visione di questo video è necessario il player SILVERLIGHT
Servizio: Carola Quaglia
Riprese: Diego Fatone
Montaggio: Domenico Campora
TORINO (13 ott) – Sono passati quarant’anni da quel 15 ottobre 1967 in cui perse la vita Gigi Meroni. La “farfalla granata”, così era soprannominato, morì a 24 anni, travolto da un’auto mentre attraversava la strada in corso Re Umberto. Ala destra del Torino, era amato da metà della città e invidiato dall’altra: famoso per il “dribbling stretto" ma anche per la generosità di saper passare la palla lasciando segnare i compagni. Non era solo il calciatore ma anche il simbolo di un’epoca “ribelle”: nella sua mansarda di piazza Vittorio, dove conviveva con Cristiana, ignorando ogni morale dell’epoca, dipingeva e scriveva poesie. Litigava con l’allenatore per portare barba e capelli lunghi, amava i Beatles, il jazz e l’abbigliamento stravagante, tanto da essergli valso l’appellativo di calciatore “beat”.
Con lui se ne sono andati anche i sogni di moltissimi tifosi granata che ancora oggi lo ricordano con lo stesso affetto di un tempo.
A quarant’anni dalla sua scomparsa, la città ha deciso di ricordarlo con un monumento: da oggi in quell’ angolo di Corso Re Umberto, al posto del mazzo di fiori con la foto del calciatore, c’è un monumento tutto granata. Oggi come allora accanto a lui c’erano la sorella Maria, l’amata Cristiana, gli ex compagni di squadra, Puia, Cereser, Fossati, ma soprattutto c’erano loro, il popolo granata: i tifosi coi capelli grigi, che si ricordano del fantasista sul campo, e quelli più giovani, che invece sono cresciuti nella sua leggenda.