La galleria Grafica Manzoni (Via Manzoni 27/g , Torino) propone per l'inizio dell'estate, una collettiva irregolare e scintillante in mostra fino al 30 giugno. Nelle sue sale sono riuniti infatti, sei artisti contemporanei molto conosciuti, in Italia come all'estero: Gianfranco Asveri, Sergi Barnils, Tommaso Cascella, Enzo Esposito, Giosetta Fioroni e Medhat Shafik. Insieme realizzano un affascinante habitat per far fiorire un diario visivo e tracciare il segno di un percorso innovativo, focalizzato sugli aspetti particolari e inesplorati dei lavori di ognuno di essi. Una ricca collettiva formata da circa cinquanta opere, la maggior parte di esse di grande formato, con un'opera originale a testa; un'avventura artistica in grado di fornire una fisionomia, una sembianza, un'espressione del contemporaneo, una misura della potenza comunicativa e linguistica dell'arte. Le opere in mostra ospitano trame imbevute di memorie, di narrazioni, di sensibilità che reagiscono in modo quasi cutaneo alle sollecitazioni del mondo; c'è la particolarità, la risposta simbolica e figurativa, di ognuno degli artisti chiamati a raccolta. Le tele possiedono elementi capaci di intrecciarsi tra loro regalando energia e delizia, vive di colori riverberanti, di tensioni immobili, di pazienti camouflage, così irridenti e pastose in Barnils o reclusi e muti nelle serie geometrie di Cascella. Avventati e istintivi in Asveri i giochi si fanno contemplativi di memorie d'infanzia nelle tele della Fioroni, i cui cuori hanno precedenti più lontani di Koons e in sintonia con il grande protagonista della pop art americana degli anni '60 Jim Dine. Più enigmatiche e scultoree le opere di Esposito si specchiano con intenzione nei mediterranei granelli di sabbia dei quadri intimi, dal fascino prezioso e leggero, di Shafik. Sei artisti da collezione e da collezionare, passati tutti dai grandi rendez-vous dell'arte, che siano Biennali o premi internazionali, ospiti in fondazioni e musei, attuano con il loro lavoro una delle migliori tracce rappresentative del nostro tempo, una scienza delle emozioni che sa avvolgere e portare con sé, emancipando da quella taccagneria visuale che l'eccesso da segnale digitale talvolta induce, tanto mancante di consistenza come abbondante di estensione.
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